
I dolci più invitanti,
quelli che non comprerei.
Voglio quelli in fondo
che nessuno guarda.
Imperfetti e buoni.
Le vetrine,
specchietti per allodole,
da cui disillusa,
mi allontanavo.
(P.S.)
"Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi" (Il Piccolo Principe)
I dolci più invitanti,
quelli che non comprerei.
Voglio quelli in fondo
che nessuno guarda.
Imperfetti e buoni.
Le vetrine,
specchietti per allodole,
da cui disillusa,
mi allontanavo.
(P.S.)
FARA SAN MARTINO (CH), ABRUZZO, ITALY.
La potenza del verde, la natura selvaggia che seduce con la sua bellezza. Le cascate. L’acqua che si mostra all’improvviso e mette alla prova il cammino dei passanti. La luce che filtra tra i rami degli alberi. I dettagli, le forme, il senso di libertà, i profumi, i colori. Una tavolozza di colori che qualunque pittore invidierebbe. I colori sono vivi e brillano al sole. Il verde rincuora e rassicura, la roccia irta dona la sua forza. Raggiunto il punto più alto si scopre uno senso estremo di libertà e di pace. Tutto assume un’altra prospettiva da quell’altezza: le vedute, i paesaggi, i mondi dentro di noi che a volte non vogliono uscire. La natura coi suoi percorsi ad ostacoli, ci innalza e ci riporta alla terra, più naturali che mai.
(P.S.)
La vita è adesso
nel vecchio albergo della terra
e ognuno in una stanza
e in una storia
di mattini più leggeri
e cieli smarginati di speranza
e di silenzi da ascoltare
e ti sorprenderai a cantare
ma non sai perché
la vita è adesso
nei pomeriggi appena freschi
che ti viene sonno
e le campane girano le nuvole
e piove sui capelli
e sopra i tavolini dei caffè all’aperto
e ti domandi certo
chi sei tu
sei tu che spingi avanti il
cuore ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere
cosa sarà il futuro
sei tu nel tempo che ci fa più grandi
e soli in mezzo al mondo
con l’ansia di cercare insieme
un bene più profondo
e un altro che ti dia respiro
e che si curvi verso te
con un’attesa di volersi di più
e non capir cos’è
e tu che mi ricambi gli occhi
in questo istante immenso
sopra il rumore della gente
dimmi se questo ha un senso
la vita è adesso
nell’aria tenera di un dopocena
e musi di bambini
contro i vetri
e i prati che si lisciano come gattini
e stelle che si appicciano ai lampioni
milioni
mentre ti chiederai
dove sei tu
sei tu che porterai il tuo amore
per cento e mille strade
perché non c’è mai fine al viaggio
anche se un sogno cade
sei tu che hai un vento nuovo tra le braccia
mentre mi vieni incontro
e imparerai che per morire
ti basterà un tramonto
in una gioia che fa male di più
della malinconia
ed in qualunque sera ti troverai
non ti buttare via
e non lasciare andare un giorno
per ritrovar te stesso
figli di un cielo così bello
perché la vita è adesso
è adesso
è adesso
(Fantastico brano del cantautore italiano Claudio Baglioni).
Oggi è il giorno della Rinascita. Pensiamo un momento alla nostra rinascita interiore. Ritagliamo un piccolo spazio per noi, solo per noi. Apriamo le finestre, chiudiamo le porte. Facciamo entrare la luce attraverso le crepe. Prendiamo quella luce e facciamola risplendere dentro e fuori di noi. Respira senza fretta. Non temere il domani,
Perchè la vita è adesso è adesso.
(P.S.)
Scegliere è la strada per libertà.
La libertà è una scelta.
Difficile trovare la via giusta da percorrere.
E poi che scarpe indossare?
Non ero ancora disposta a farmi ingabbiare i piedi.
Voglio stare sopra l’erba
sfidare il vento
e camminare a piedi nudi
proteggendo i piccoli fiori.
Le carezze materne di Primavera
sulle guance da bimba
allontanavano la nostalgia
del tempo di latte,
di latta.
(P.S.)
Fanno a gara
per dare l’immagine migliore
che non hanno.
Maschere splendenti
sghignazzano
trattenendo le crepe
sui volti di creta.
Parlano dietro le porte
delle gesta eroiche intraprese
e puntano il dito
al mondo là fuori,
dandogli la colpa
dei propri guai,
rivelano le loro incapacità.
Sciocco chi gli crede e
ingenuo
chi lo segue nel precipizio.
Chiudi a chiave
la porta del tuo mondo sincero,
e siediti.
(P.S.)
Piccole orme
di scarpette da ballo
nella sabbia umida
cancellate dalle onde
ricoperte dal vento
che soffia granelli di roccia sbriciolata
confondono
la traiettoria iniziale.
Senza la bussola imboccano un’altra strada.
Scarpe col tacco da donna
affondano nel fango
lasciando indietro
impronte di frecce su un punto
che incoraggiano il passo.
Scendono lacrime dal cielo
la melma scivolosa
riempie e appesantisce
le calzature nuove di zecca.
I passi procedono a piedi nudi
affondano nel fresco grigiore
fino alle ginocchia
e poi sempre più a fondo
fino al petto.
Le mani libere
cominciano a nuotare
nel ritmo imprevedibile
della natura Ribelle.
Si immerge tutto il corpo
con un ampio respiro
un indice arriva a toccare il fondo
di madreperla.
Ritorna in superficie
inspira boccate di ossigeno
tirandosi fuori dalla pozzanghera delle Illusioni.
Quei passi non avevano dimenticato
la consistenza della sabbia sotto le suole di scarpette da ballo
il particolare suono che emettevano
le impronte a rilievo ricamate tra le dune brillanti.
Sapevano che le avrebbero ritrovate
e sarebbero tornate su quei piccoli passi
a confrontare la grandezza delle orme di oggi
con quelle di ieri.
Stagioni di alta marea e di siccità si alternavano
Lasciando scolpiti
un cerchio di passi
da bambina,
da ragazza,
da donna consapevole,
che ritorna sulle piccole impronte
finalmente Libera.
(P.S.)
Ricordo lo sguardo di viso di donna allo specchio
Silenzio sussurrava ad esso,
non guardarmi,
mentre mordeva le labbra tremanti sporcate di rosso rubino.
Odore stagnante di nera bevanda
e fumo di sigaretta si mischiano
al ticchettìo di calzature da uomo con il cilindro nero.
Mani di pece insozzano la candida carnagione
viola e corallo si imprimono su di lei
cancellando la dolce tela di petalo di rosa.
Le labbra serrate implorano silenzio
mentre gli occhi bruciano arsi dalla rabbia
scheletro impietrito e immobile soggiaceva
nudo
spogliato dell’innocenza bambina
urlo soffocato, conservato sottovuoto
congelato
fiocco di neve, lieve, su suolo innevato.
Freddo silenzioso, rabbrividisce
muore per un secondo
nel deserto dell’inverno.
Un battito di ciglia
la spinge su tra le nuvole
accanto al sole
le mani delicate asciugano perle di sale dagli occhi.
Fiori rosa di ciliegio,
volano nel cielo.
L’inverno è finito.
Il prato verdeggiante accoglie nel suo ventre
frutti a due a due di legno pregiato.
(P.S.)
O pà,
i lampioni accesi
sulla strada deserta
di paese ferito
mi riportano
a te.
La vecchia panchina
di ferro,
nella piazza,
fa posto al segreto
svelato,
che risuona
alle ore dodici del campanile.
Pane appena sfornato
e briciole di ricordi
sul tavolo apparecchiato.
Il cane scodinzola
sull’uscio
e sorride.
(P. S.)