Alice attraverso lo specchio

ALICE THROUGH THE LOOKING GLASS
Anne Hathaway è la Regina Bianca e Mia Wasikowska è Alice nel film Disney “ALICE attraverso lo specchio”. Una nuova avventura con i personaggi indimenticabili delle amate storie di Lewis Carroll .

Cosa c’è oltre lo specchio?

E’ una delle domande che tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo posti.

Il sequel di “Alice in Wonderland” da poco uscito nelle sale cinematografiche ci offre molte risposte. 

Film splendido! La visione è un viaggio ai confini tra l’onirico e il reale. Se lo consiglierei? Assolutamente sì!

Si intuisce da subito che c’è un’evoluzione in atto. Si passa dall’Alice che precipita distrattamente  in una buca nel prato, ad un’Alice che ha una “missione”: attraversare lo specchio.

Lo specchio, il mezzo che connette sè stessi con il reale. Il mezzo attraverso cui Alice deve passare attraverso, per riconnettersi con il Sottomondo e gli amici che ha lasciato.

Ci sono tutti: il  Bianconiglio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto, anche se profondamente cambiato.

Troviamo un Cappellaio Matto triste e malinconico, che si lascia morire lentamente. La sua chioma, rossa fiammante, si fa poco a poco bianca; il cilindro con cui ce lo rappresentiamo lascia il posto al berretto dell’ammalato. I colori vivi del volto si fanno cupi e tetri, simili a quelli di uno zombie. 

Il messaggio è chiaro. I dolori non elaborati dell’infanzia, il rancore verso la famiglia , il sentimento del rifiuto, possono ferire a tal punto da indurre ad una morte interiore. 

Il ricordo del rifiuto paterno, sembra essere la causa della pazzia del Cappellaio.                   C’è un bambino che sogna di diventare brillante come il padre, famoso cappellaio, che mostra lui un cilindro in miniatura, simbolo del suo amore.  Il padre alla vista ne critica l’aspetto, quasi fosse una ciambella mal riuscita, gettandolo nella spazzatura. Una profonda ferita scava il cuore del futuro Cappellaio Matto, che scoppia in un pianto fragoroso.

Solo Alice, forse, può salvarlo. Deve tornare indietro nel tempo, grazie alla cronosfera, per trovare la verità di quel gesto e per salvare la famiglia del Cappellaio da un incidente che poteva essere evitato.

Il viaggio nel tempo di Alice è l’inizio di una lunga avventura.

Il Tempo, diviene una figura umanizzata dall’aria grottesca, dalla quale Alice a volte fugge e a volte cerca un’alleanza.

Il Tempo ci riporta all’Infanzia del Cappellaio Matto e non solo. Tra gli altri personaggi del Sottomondo, si esplora il rapporto tra le due regine bambine. Si scopre una regina rossa fragile, che non si sente amata e una regina bianca “bugiarda”, che nega di aver mangiato dei biscotti, dinanzi all’interrogatorio della madre, lasciando cadere la colpa sulla sorella.

Compito difficile e doloroso quello di Alice. Deve entrare in contatto con la perdita del proprio padre, per salvare il Cappellaio Matto.

Ci riuscirà la nostra Alice?

(P.S.)

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Piuma

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Dove mi sta portando

la vita?

La strada, la mia Maestra,

mi guida e mi insegna

il valore dimenticato

dell’ESSERE.

La vita si riscrive

come un libro che non finisce mai

tra le pagine del tempo.

Volo libera librando,

come una piuma al vento

che vola nella luce.

Le ferite riaffiorano

e hanno un altro sapore.

Non sapevo che anche i lividi

possono diventare sorrisi!

Le paure si siedono

davanti a me

a muso duro.

Mi guardano senza badare

a quella che ero.

Ci parlo con la paura IO!

Non è così cattiva

come vorrebbe far credere.

Gioco con lei.

Perde chi si arrabbia per primo,

ci rincorriamo,

ci offendiamo,

siamo sinceri

nient’altro che noi

tra i pizzichi e i morsi ingenui

ci vogliamo bene

senza dirlo

mai.

(P.S.)

Hai una sigaretta?

Il sole mi ha salutato con un bacio, mentre tiravo a indovinare dal buio della stanza se stesse giocando a nascondino tra le nuvole, anche oggi.

Il sole è uno stato d’animo! Come i raggi del sole, l’amore si diffonde e riscalda i cuori. Un sorriso spontaneo ad una perfetta sconosciuta mi ha restituito un altro sorriso.  E’ stata una splendida conquista.

Perchè lo dimentichiamo?

La bellezza nei piccoli gesti. Le dolci immagini che scorrono intorno a noi ma restano inosservate. L’abitudine spesso, offusca la realtà, e lascia solo nebbia aleggiante sulle cose, allontanandoci dalla Verità.

Il sole di oggi mi ha dato il coraggio di tentare. Che bello osare, rischiare quando non si ha niente da perdere!

Il barbone sdraiato sotto la pensilina alla fermata dell’autobus aspettava insieme a me l’arrivo di Qualcosa. Mi ha fatto pensare… Se ne stava riparato all’ombra, mentre io me ne stavo davanti a lui, sotto la luce calda ad osservarmi intorno. Una domanda mi fece voltare e mi avvicinai al confine disegnato sul marciapiede tra la zona d’ombra e di luce.

“Hai una sigaretta?”

-Mi chiese con occhi innocenti.

“Non fumo mi spiace”-

-Risposi con un sorriso dispiaciuto.

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Avrei voluto avere un pacchetto di Winston Blue, come qualche tempo fa, per donargli un pò del sole che avevo tra gli oggetti dimenticati in fondo alla borsa.

Arrivò il mio pullman.

Mi accorsi subito che era anche il suo.

Con un balzo, uscì dalla zona buia e mi sorpassò andando a prendere il posto più vicino alla porta d’uscita.

Il mio preferito.

Scese qualche fermata dopo. La mia destinazione era ancora lontana, continuai a viaggiare seguendo con lo sguardo l’andamento incerto di quegli occhi a forma di domanda:

PERCHE’?

Che ne sapevo io della vita… Un tetto sopra la testa in fondo l’ho sempre avuto, anche se nell’intimo ero una nomade, una vagabonda in cerca di una Meta.

Zaino in spalla, sulla mia strada!

(P.S.)

A spasso di notte

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Passeggio da un posto all’altro

stanotte,

mentre l’orologio sul comò tiene il tempo.

Non capii perchè ci volli tornare.

Non posso soffermarmi a lungo.

La finestra in soffitta

tra le pareti imbrattate

nere e lucide

di un’età complicata

mi affacciava al mondo

riflesso in un cielo stellato.

Il fiume di notte scorreva,

sotto il tetto da cui sognavo di saltare

fino alla selva di Dante.

La corrente del vento accendeva i lampioni

che muoveva i rami e le foglie

sul muro.

La notte faceva paura!

Si allungavano sulle pareti

le tre fiere

che sfioravano il viso.

Nascondendo il respiro

sotto le coperte

attendevo l’arrivo del giorno dopo

passeggiando in un altro posto,

sicuro,

forse questo.

(P.S.)

Gli indifferenti

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Tratta dallo splendido film “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood

La cosa che più mi colpiva

era l’indifferenza

delle persone

verso il proprio simile,

di cui spesso

si sa nulla o poco più

della “definizione” che qualcun altro

ha scelto per lui.

Lingue affilate

come coltelli

sfioravano le teste

senza ferirle a morte

stavolta.

Si impara ad attutire i colpi

come un pugile schiva i pugni

sul ring della vita.

La forza interiore

che nei momenti peggiori

crediamo di non possedere

ricompare al bisogno

dai nascondigli più profondi.

La rabbia

forza motrice primordiale

scalcia in grembo

come un bimbo al nono mese.

E’ la rabbia che spinge!

Ci spinge a riprovare,

a correre,

fino a lasciarci senza fiato,

fino alle lacrime,

fino al dolore muscolare che sale,

fino alla resa del corpo,

accartocciato come un riccio a terra,

verso quel preciso istante

in cui tutto,

in un lampo diviene

profondamente e tristemente

chiaro.

Non possiamo

stare immobili,

dobbiamo muoverci

dobbiamo andare, continuare, saltare, urlare,

ancora una volta,

e poi altre mille volte ancora.

 

(P.S.)

 

 

Uno tra tanti

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Foto di P.S.

“Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta per farlo felice quando lo si guarda.

Molto presto imparai a conoscere meglio questo fiore.

Sul pianeta del piccolo principe c’erano sempre stati fiori abbastanza semplici, decorati da una sola corona di petali che non occupavano spazio e non disturbavano nessuno.

Questi, nascevano al mattino nell’erba e si spegnevano la sera.

Questo invece era spuntato una mattina da un seme piovuto chissà da dove, il piccolo principe, aveva controllato questo ramoscello che non assomigliava a nessun altro, da vicino.” (…)

da Il Piccolo Principe pp. 41-42

(P.S.)