
Simile ad un albero
Solo
Avvolto nella nebbia
Risuona la mia anima
Come pioggia battente
Sul parabrezza
Contro vento
Nuvole di assenza
Si manifestano.
"Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi" (Il Piccolo Principe)
Simile ad un albero
Solo
Avvolto nella nebbia
Risuona la mia anima
Come pioggia battente
Sul parabrezza
Contro vento
Nuvole di assenza
Si manifestano.
Inconsistente
leggero soffice
sfuggente
inafferrabile come una nuvola
vaporosa
cambi stato
forma
non so mai cosa vedere
in cosa credere.
Mi rincorri se smetto di cercarti
scompari se provo a toccarti
Fammi spazio e lasciami entrare
nel tuo mondo complicato
semplice groviglio
zucchero filato.
Severa
come il viso del Gran Sasso
sei tu
parte giudicante,
donna elegante
in abito da sera
su tacchi a spillo
balli ai piedi
della Bella Addormentata
una nuova alba
all’orizzonte
sorge.
Un viaggio illuminato
a poco a poco
attraversato
scritte di auguri
di case e di cieli
intorno
all’interno.
La vita ha sempre qualcosa da insegnare.
Quando si è pronti ad apprendere.
C’era di fronte a me un grande quadro
con una barca a vela,
le tende dal colore tenue,
e la porta alle mie spalle
da cui a breve
usciro’ per l’ultima volta.
Quando è tempo
è tempo!
ed è ora di andare…
(Soul Sound)
(Foto di P.S.)
Il fuoco l’elemento che associo a mio padre.
Il fuoco riscalda, illumina, protegge, nutre.
C’è un non so che di primitivo e di misterioso.
E insieme attendiamo e osserviamo…il fuoco.
Scoppiettante si quieta
profumi inebrianti di carni arrosto
si diffondono.
Pancia mia fatti capanna!!!
Trovai
quel che non sapevo di cercare
quella mattina
sarà stata la magia
un soffio di vento
la pioggia fine
di settembre
all’improvviso
la domanda insolita
dell’inizio
di una nuova stagione.
Sai cantare?
(P.S.)
Passeggio da un posto all’altro
stanotte,
mentre l’orologio sul comò tiene il tempo.
Non capii perchè ci volli tornare.
Non posso soffermarmi a lungo.
La finestra in soffitta
tra le pareti imbrattate
nere e lucide
di un’età complicata
mi affacciava al mondo
riflesso in un cielo stellato.
Il fiume di notte scorreva,
sotto il tetto da cui sognavo di saltare
fino alla selva di Dante.
La corrente del vento accendeva i lampioni
che muoveva i rami e le foglie
sul muro.
La notte faceva paura!
Si allungavano sulle pareti
le tre fiere
che sfioravano il viso.
Nascondendo il respiro
sotto le coperte
attendevo l’arrivo del giorno dopo
passeggiando in un altro posto,
sicuro,
forse questo.
(P.S.)
La cosa che più mi colpiva
era l’indifferenza
delle persone
verso il proprio simile,
di cui spesso
si sa nulla o poco più
della “definizione” che qualcun altro
ha scelto per lui.
Lingue affilate
come coltelli
sfioravano le teste
senza ferirle a morte
stavolta.
Si impara ad attutire i colpi
come un pugile schiva i pugni
sul ring della vita.
La forza interiore
che nei momenti peggiori
crediamo di non possedere
ricompare al bisogno
dai nascondigli più profondi.
La rabbia
forza motrice primordiale
scalcia in grembo
come un bimbo al nono mese.
E’ la rabbia che spinge!
Ci spinge a riprovare,
a correre,
fino a lasciarci senza fiato,
fino alle lacrime,
fino al dolore muscolare che sale,
fino alla resa del corpo,
accartocciato come un riccio a terra,
verso quel preciso istante
in cui tutto,
in un lampo diviene
profondamente e tristemente
chiaro.
Non possiamo
stare immobili,
dobbiamo muoverci
dobbiamo andare, continuare, saltare, urlare,
ancora una volta,
e poi altre mille volte ancora.
(P.S.)
I dolci più invitanti,
quelli che non comprerei.
Voglio quelli in fondo
che nessuno guarda.
Imperfetti e buoni.
Le vetrine,
specchietti per allodole,
da cui disillusa,
mi allontanavo.
(P.S.)