Mi accompagna come una ninna nanna, da ieri sera. La ritrovo fedele al mattino. Lava dappertutto, dentro e fuori, le strade.
Le strade lucide e brillanti riflettono le luci rosse delle auto che rallentano il passo.
Il fumo fuoriesce dalle marmitte incandescenti, sfidando le temperature gelide di questi ultimi giorni.
Passeggio sotto il mio ombrello tascabile, mentre la pioggia scorre.
Una transenna a strisce rosse e bianche, sul mio percorso, mi invita a cambiare strada.
La strada che stavo percorrendo era un fiume in piena. Le ruote parcheggiate ai suoi margini stavano per soffocare dal crescente ritmo d’acqua.
Detestai l’idea di dover cambiare rotta per delle stupide transenne e ingenuamente pensai che con un pò di ingegno e di coraggio sarei riuscita ad attraversare l’altro lato della strada.
Mancava così poco per raggiungere la mia destinazione. E così tentai.
Come un gatto che passa attraverso la fessura di una piccola porta, mi intrufolai e facendo attenzione a dove mettere i piedi, raggiunsi il gradino di un porticato. Mi aggrappai alla maniglia di quel portone dorato e scesi.
Scesi in una piccola isoletta d’asfalto. Entrava un piede sollevato e poco più.
In quel cerchio di salvezza, circondata dall’acqua che ostacolava il passo, mi resi conto che dovevo tornare indietro. Non potevo farcela. E fu così che borbottando tra me e me tornai indietro. Feci lo stesso identico percorso. Raggiunsi nuovamente il gradino afferrai il maniglione con forza e superai le transenne.
Mi accorsi che nasceva un sorriso beffardo sul mio volto. Probabilmente rivolto alla pioggia. Quella pioggia che non si arrestava un minuto, mi aveva costretto ad allungare il mio tragitto e continuava a colpire il mio ombrello tascabile. La detestai.
Entrai in un supermercato. Avere il frigo vuoto con questo tempaccio è il peggio che possa capitare. Oltre alle cose indispensabili presi una tavoletta di cioccolato al latte con uvetta e nocciole, la mia preferita in quel supermercato di periferia.
In questi giorni pre-referendum rifletto sull’importanza della libera scelta.
I SI e i NO incollati sulle mura della città, viaggiano sui mezzi pubblici, si fanno notare tra la folla.
Sorvola all’orizzonte uno stormo di X in grassetto.
Sono lì per farsi afferrare e per lasciare una traccia del nostro passaggio, della nostra scelta.
Scegliendo si è liberi, si è umani.
Esseri umani che decidono, che pensano, che rinunciano a quel che non è utile. Si sceglie quindi ciò che è utile, ciò che ha valore, per noi, in un preciso momento.
Allo stesso tempo ci si afferma occupando una fetta di spazio e di tempo, nel mondo.
Domenica prossima ci sarà per me un duplice referendum.
Il primo è di tipo politico.
Il secondo invece, è di tipo affettivo.
Scelgo di tornare indietro, per un giorno, sui miei passi.
Scelgo di darmi una possibilità.
Scelgo di ricostruire, uno di quei ponti che avevo distrutto. Un ponte troppo fragile per poter durare nel tempo.
Il silenzio di questi ultimi anni mi ha raccontato tantissime cose su di me.
Voglio tornare indietro solo per un giorno e da lì ripartire.